IL MESE DEL CREATO VISTO DAL SUD DEL MONDO

3 settembre 2023

Settembre, mese del Creato, su WhatsApp e con le mail ci arrivano dall’Italia numerosi spunti, meditazioni, conferenze, un bel movimento di idee e persone.

Illuminante il messaggio di Papa Francesco: “Che scorrano la giustizia e la pace”, ispirato dalle parole del profeta Amos (Amos 4,24).

Il concetto di Giustizia che sta alla base della salvaguardia del Creato in terra d’Africa è difficile da capire e ancora di più da attuare. Questo continente è stato, e lo è ancora, l’immondezzaio dell’Europa. Tonnel­late di rifiuti continuano ad arrivare con le navi e vengono seppelliti chissà dove e molti altri an­cora giungono trasportati dalle correnti marine e si depositano sulle rive e sulle spiagge. Quando ar­rivi all’imbarcadero dell’aeroporto di Freetown quello che balza agli occhi è una distesa di plastica che galleggia sul mare che poi deposita sulla spiaggia.

Certo non è solo colpa “nostra”, anche gli africani s’impegnano per favorire questo degrado. Non hanno la cultura della salvaguardia dell’ambiente o forse l’hanno perduta nella smania lasciva di inse­guire il sogno occidentale, nell’aspirazione irrazionale all’effimero, di cui siamo così astuti trafficanti, e che tanto li ammalia.

La raccolta differenziata non esiste e sarebbe anche faticosissimo attuarla in questi contesti. A dir il vero un po’ di differenziata si fa: si butta tutto per terra, quello che è organico viene mangiato dalle ca­pre e pecore che scorrazzano libere per le strade, ma il resto? Una volta al mese ci dovrebbe essere “la giornata della pulizia comunitaria”, ma in sei mesi che siamo a Pujheun non l’abbiamo mai vista.

Ogni tanto qua e là si levano fumi grigiastri, segnale inquietante che si sta bruciando la plastica, diossina che se ne va nell’aria e poi nei polmoni della gente. L’acqua da bere viene venduta in bustine di pla­stica che poi trovi dappertutto, dai margini delle strade, alla foresta. In ufficio abbiamo messo dei dispen­ser e i nostri dipendenti hanno la borraccia, qualcuna la si comincia a vedere in vendita al mer­cato ma la strada è lunga e faticosa. Per quanto usi la borsa di tela per gli acquisti e non la “plastichi”, come viene chiamato il sacchetto nero, anche il nostro impatto, la nostra impronta ecologica è elevata, lo scatolame dove lo butti?

Quale giustizia raccontare, quale responsabilità nel preservare gli animali selvatici: la scimmia, la tartaruga ven­gono cacciate e mangiate senza controllo, sono esposte a decine, accatastate in macabra esposizione, sui banconi del mercato. È carne gratis, acquisita con le trappole e l’ingegno da persone che portano a casa, a fine mese, 1000 Leoni sierraleonesi che corrispondono a poco più di 40 euro. Ma quello scampolo di foresta plu­viale che insidia la periferia del nostro villaggio, non è più popolato dalle grida di queste piccole crea­ture che ammiravamo saltare tra le cime di alberi imponenti. 

Troppo facile tuttavia giudicare questi comportamenti. Per essere assunto in ospedale devi fare 3 anni di volontariato, come vivi nel frattempo? 

Il problema sta tutto qui come vivere, ma quale vita? Quella del momento effimero e transitorio, del veloce appagamento personale, o la vita di tutti, di ora e dei giorni futuri e lontani?

Una responsabilità di cui forse non siamo pienamente consapevoli o che dolosamente rifiutiamo, ma che, nostra malgrado, interpella la nostra coscienza.

Daniela Brunelli, Gelmino Tosi

Pujehun, Sierra Leone.

Torna in alto