formazione parrocchiale 2023-2024

alle ore 20.45 presso il Centro Parrocchiale di Avesa

martedì 17 ottobre – La chiesa in uscita

Maria Pia dal Zovo, delle missionarie secolari comboniane

Voi uscite per le strade e andate ai crocicchi: tutti quelli che troverete, chiamateli, nessuno escluso (cfr Mt 22,9). Soprattutto accompagnate chi è rimasto al bordo della strada, «zoppi, storpi, ciechi, sordi» (Mt 15,30). Dovunque voi siate, non costruite mai muri né frontiere, ma piazze e ospedali da campo» (Papa Francesco)

martedì 21 novembre – Dalla chiesa locale alla chiesa universale. Storia della Chiesa veronese e delle sue missioni

don Dario Vaona e Mauro Cordioli, del Centro Missionario Diocesano

Devo dire che sono rimasto molto colpito dalla figura di Daniele Comboni: sono colpito dal fatto che Daniele Comboni non a caso è diventato quello che è stato perché da Limone si è trasferito a Verona dove si è incontrato con figure come il famoso Don Congo, cioè Don Mazza che in qualche modo lo ha introdotto in questa visione allargata della chiesa e del mondo e perciò è l’incontro con la chiesa di Verona, dove per Monsignor Comboni è stato l’incontro con una chiesa non chiusa, arroccata, ma paradossalmente, perché spesso nell’immaginario collettivo Verona sembra essere circoscritta alle sue mura, quasi che oltre le mura, come dice Shakespeare, non ci fosse il mondo.
Invece Verona, in quel periodo storico, aveva al suo interno figure capaci di andare ben oltre le mura di Verona. Bertoni e poi successivamente a Comboni, lo stesso Don Calabria. Perciò mi son detto: questa è una chiesa che è connotata nel profondo dalla dimensione missionaria e perciò sarà importante che questa dimensione venga ancora di più messa in luce perché è questa se vogliamo la radice profonda della chiesa di Verona. (Domenico Pompili, vescovo)

martedì 19 dicembre – In che mondo viviamo: lettura della situazione mondiale

Don Gabriele Giacomelli, Roberta Beghini e Fabio Perina 

Nel mondo attuale i sentimenti di appartenenza a una medesima umanità si indeboliscono, mentre il sogno di costruire insieme la giustizia e la pace sembra un’utopia di altri tempi. Vediamo come domina un’indifferenza di comodo, fredda e globalizzata, figlia di una profonda disillusione che si cela dietro l’inganno di una illusione: credere che possiamo essere onnipotenti e dimenticare che siamo tutti sulla stessa barca. Questo disinganno, che lascia indietro i grandi valori fraterni, conduce “a una sorta di cinismo”. Questa è la tentazione che noi abbiamo davanti, se andiamo per questa strada della disillusione o della delusione. (papa Francesco, Fratelli Tutti)

martedì 23 gennaio – Le migrazioni 

I flussi migratori dei nostri giorni sono espressione di un fenomeno complesso e articolato, la cui comprensione esige l’analisi attenta di tutti gli aspetti che caratterizzano le diverse tappe dell’esperienza migratoria, dalla partenza all’arrivo, incluso un eventuale ritorno. 

«Un angelo del Signore apparve in sogno a Giuseppe e gli disse: “Alzati, prendi con te il bambino e sua madre, fuggi in Egitto e resta là finché non ti avvertirò: Erode infatti vuole cercare il bambino per ucciderlo”» (Mt 2,13). La fuga della Santa Famiglia in Egitto non è frutto di una scelta libera, come del resto non lo furono molte delle migrazioni che hanno segnato la storia del popolo d’Israele. Migrare dovrebbe essere sempre una scelta libera, ma di fatto in moltissimi casi, anche oggi, non lo è. Conflitti, disastri naturali, o più semplicemente l’impossibilità di vivere una vita degna e prospera nella propria terra di origine costringono milioni di persone a partire

I migranti scappano per povertà, per paura, per disperazione. Al fine di eliminare queste cause e porre così termine alle migrazioni forzate è necessario l’impegno comune di tutti, ciascuno secondo le proprie responsabilità. Un impegno che comincia col chiederci che cosa possiamo fare, ma anche cosa dobbiamo smettere di fare. Dobbiamo prodigarci per fermare la corsa agli armamenti, il colonialismo economico, la razzia delle risorse altrui, la devastazione della nostra casa comune.

Il percorso sinodale che, come Chiesa, abbiamo intrapreso, ci porta a vedere nelle persone più vulnerabili – e tra questi molti migranti e rifugiati – dei compagni di viaggio speciali, da amare e curare come fratelli e sorelle. Solo camminando insieme potremo andare lontano e raggiungere la meta comune del nostro viaggio. (Papa Francesco)

martedì 20 febbraio – Nuovi stili di vita e Custodia del Creato

Come possiamo contribuire al fiume potente della giustizia e della pace in questo Tempo del Creato? Cosa possiamo fare noi, soprattutto come Chiese cristiane, per risanare la nostra casa comune in modo che torni a pullulare di vita? Dobbiamo decidere di trasformare i nostri cuori, i nostri stili di vita e le politiche pubbliche che governano le nostre società.

Per prima cosa, contribuiamo a questo fiume potente trasformando i nostri cuori. È essenziale se si vuole iniziare qualsiasi altra trasformazione. È la “conversione ecologica” che San Giovanni Paolo II ci ha esortato a compiere: il rinnovamento del nostro rapporto con il creato, affinché non lo consideriamo più come oggetto da sfruttare, ma al contrario lo custodiamo come dono sacro del Creatore. Rendiamoci conto, poi, che un approccio d’insieme richiede di praticare il rispetto ecologico su quattro vie: verso Dio, verso i nostri simili di oggi e di domani, verso tutta la natura e verso noi stessi.

In secondo luogo, contribuiamo al flusso di questo potente fiume trasformando i nostri stili di vita. Partendo dalla grata ammirazione del Creatore e del creato, pentiamoci dei nostri “peccati ecologici”, come avverte il mio fratello, il Patriarca Ecumenico Bartolomeo. Questi peccati danneggiano il mondo naturale e anche i nostri fratelli e le nostre sorelle. Con l’aiuto della grazia di Dio, adottiamo stili di vita con meno sprechi e meno consumi inutili, soprattutto laddove i processi di produzione sono tossici e insostenibili. Cerchiamo di essere il più possibile attenti alle nostre abitudini e scelte economiche, così che tutti possano stare meglio: i nostri simili, ovunque si trovino, e anche i figli dei nostri figli. Collaboriamo alla continua creazione di Dio attraverso scelte positive: facendo un uso il più moderato possibile delle risorse, praticando una gioiosa sobrietà, smaltendo e riciclando i rifiuti e ricorrendo ai prodotti e ai servizi sempre più disponibili che sono ecologicamente e socialmente responsabili. (Papa Francesco, Messaggio per  la giornata della Custodia del Creato 2023)

martedì 26 marzo – Fondamenti biblici della missione

L’uscita, la strada, la navigazione sono nel DNA della Chiesa. Chiamò a sé i dodici e li inviò dicendo: “strada facendo…”.  Gli apostoli sono gli in-viati, i messi in via. Tutta la Bibbia è attraversata da un comando: alzati, kum in aramaico. Elia, kum; Giona, kum; Mosè, kum, alzati e scendi in Egitto. Per centinaia di volte: alzati e va’. Verbo per chi era a terra, ordine per chi se ne stava chiuso: verbo della risurrezione e di una vita in uscita. Kum verbo degli inizi, di chi ama avviare percorsi, iniziare processi; di chi parte e si fida del percorso. Ogni volta che Dio ti chiama, ti mette in viaggio, è una forza che fa partire. Mette in cammino, e camminare è un atto di libertà e di leggerezza, scoprire se stessi mentre si scopre il mondo. Ma risalendo indietro, verso le sorgenti, verso là dove è nata la Chiesa, vediamo che la prima comunità nasce sulle strade di Galilea, non nelle aule di una scuola, non in una sinagoga, ma sui sentieri attorno al lago di Tiberiade, durante tre anni di itineranza battagliera, libera e felice.(Padre Erme Ronchi)

martedì 23 aprile – Pastorale parrocchiale e Chiesa in uscita: contaminazioni obbligate

La Chiesa è l’assemblea di coloro che sono chiamati per essere inviati. L’identità della Chiesa è legata al mandato di Gesù: «Andate dunque e ammaestrate tutte le genti» (Mt 28, 19). Andare per le strade del mondo a proclamare Cristo e il suo Vangelo è un aspetto essenziale dell’«essere» della Chiesa e del suo «fare».
La dimensione missionaria, dunque, è quella forza centrifuga che anima la Chiesa dal di dentro. D’altra parte, la tensione missionaria spinge ad interessarsi di tutti gli aspetti della vita umana: quello religioso, quello culturale e sociale, quello politico ed economico. In altre parole, la missione consiste nel portare i valori del Vangelo all’interno di ogni settore della vita pubblica e privata. La prospettiva missionaria nella pastorale impone «il superamento dell’ecclesiocentrismo, che si esprime a tanti livelli (“parrocchia-centrismo”, “movimenti-centrismo”, “religioso-centrismo”, e anche “diocesi-centrismo” […]). È necessaria pertanto la formazione alla Chiesa come mistero e sacramento, vale a dire come realtà che non è fine a se stessa ma che è totalmente relativa a Dio e all’uomo, o meglio a Dio come salvezza dell’uomo in Gesù Cristo» [1].
Ciò significa che le strutture parrocchiali, interparrocchiali e diocesane, i movimenti e le associazioni, le comunità dei religiosi e delle religiose devono impostare la loro prassi pastorale in un’ottica centrifuga e a largo raggio, con l’intento di raggiungere tutte le persone e la vita nella sua interezza. (Francis-Vincent Anthony)

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